La giornata di studi di Roma, 25 maggio 2012

Il seminario “La storia come storia del lavoro”, tenutosi il 25 maggio presso la Biblioteca del Senato, è riuscito sia in partecipazione, soprattutto il mattino, sia nel merito degli interventi, che sono riusciti ad intrecciarsi proficuamente tra loro. Vi è stata anche discussione, sia il mattino che il pomeriggio e tutti gli intervenuti hanno manifestato soddisfazione.

Le principali questioni che sono alla base del progetto sono state riassunte da Luca Baldissara, che ha introdotto i lavori. I contributi hanno poi affrontato lo sviluppo della storiografia sul lavoro in Italia dal dopoguerra e l’attuale stato degli studi (Stefano Musso); lo sviluppo della storia “globale” del lavoro e le potenzialità dell’approccio per le indagini sul caso italiano (Christian G. De Vito); aspetti di metodo sulla storia della “classe” e del “movimento operaio” fra storia e sociologia (Michele Nani); le trasformazioni della periodizzazione e dei temi al centro dell’attenzione degli storici del lavoro nel dibattito fra fautori del paradigma della
“rivoluzione industriale” e nuovi approcci in termini di “rivoluzione industriosa” (Giovanni Favero), le relazioni fra storia del lavoro, del sindacato e della politica nel Novecento italiano (Jorge Torre Santos). Nell’insieme, i contributi e il dibattito si sono concentrati sulla diffusa necessità di rafforzare le connessioni fra differenti
approcci (Pietro Causarano) e di estendere all’età preindustriale, fino alla tradizione “corporativa” medievale, i confini della storia del lavoro (Angela Groppi). Si è anche proposto di prendere in considerazione le relazioni con altri campi disciplinari, come la storia economica (Simone Selva).
La seduta pomeridiana ha cercato di delineare alcune questioni aperte negli odierni studi di storia del lavoro in Italia. Il ruolo cruciale del lavoro nella costruzione dello “Stato corporativo” sotto il regime fascista è stato collegato alle pratiche “corporatiste” dei periodi “liberale” e repubblicano (Laura Cerasi) e alla definizione
codicistica e costituzionale otto-novecentesca (Irene Stolzi).
Il movimento operaio è stato decisivo nella storia della Repubblica italiana e le forme e fasi di questo ruolo cruciale sono tuttora da ricostruire (Lorenzo Bertucelli), in particolare per la complessa e faticosa transizione dal regime fascista alla democrazia (Michela Ponzani). Infine si è insistito sull’importanza della mobilità dei
lavoratori per ricostruire le articolazioni concrete e istituzionali della storia del lavoro (Stefano Gallo).
In conclusione, sembra opportuno far circolare i testi della giornata nelle forme che sarà possibile realizzare (atti o sintesi nel sito).
La giornata ha mostrato con particolare evidenza l’opportunità di promuovere incontri che per oggetto abbiano il confronto tra contemporaneisti e modernisti (magari medievisti) intorno al tema “lavoro”, il dialogo tra storici e giuristi, la discussione metodologica (ad esempio intorno alle prospettive, agli approcci ed
anche ai limiti di un approccio globale e comparato).