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Assemblea "Dall'egualitarismo al populismo" (Milano, 16 febbraio 2019)

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Il 16 febbraio 2019 presso la Casa della Cultura di Milano – con inizio alle ore 9 30 e conclusioni entro le 13 – Relatore Luigi Ferrajoli – presidenza: Franco Calamida – con interventi di: Sandro Antoniazzi, dirigente Cisl – Roberto Biorcio, sociologo – Francesco Forcolini, Cub Sip – Carlo Ghezzi, dirigente Cgil – Maria Grazia Meriggi, storica del lavoro – Emilio Molinari, Cub Borletti – si svolgerà un’assemblea promossa da CostituzioneBeniComuni con l’adesione delle Associazioni Milano in Comune e Punto Rosso.

Il 16 febbraio 2019 presso la Casa della Cultura di Milano – con inizio alle ore 9 30 e conclusioni entro le 13 – Relatore Luigi Ferrajoli – presidenza: Franco Calamida – con interventi di: Sandro Antoniazzi, dirigente Cisl – Roberto Biorcio, sociologo – Francesco Forcolini, Cub Sip – Carlo Ghezzi, dirigente Cgil – Maria Grazia Meriggi, storica del lavoro – Emilio Molinari, Cub Borletti – si svolgerà un’assemblea promossa da CostituzioneBeniComuni con l’adesione delle Associazioni Milano in Comune e Punto Rosso.

Il 1969 fu segnato dall’egualitarismo, che è una vera e propria concezione della società e da politiche rivendicative basate su interessi comuni, con una stella polare: l’unità. L’unità di operai e impiegati, del nord e del sud, di lavoratori e studenti. Quella stagione di lotte e conquiste di diritti fu di dimensione internazionale; le mobilitazioni operaie e studentesche, con scioperi, occupazioni di scuole e università, in molti paesi, erano animate da una comune visione del mondo. Furono, in sintesi, gli anni della solidarietà e dell’internazionalismo. Oggi, dopo 50 anni, si è passati a Lula in galera perché operaio (amara constatazione di Luigi Ferrajoli), alla frammentazione della sinistra e alla perdita di ruolo dei lavoratori e forza della classe operaia. La crescita delle diseguaglianze, l’abbandono, persino nel linguaggio della sinistra, dello stesso termine socialista (ci sono però Sanders e Corbin), la crisi della democrazia e della politica sono la cifra del presente. Insomma: soffia un brutto vento. Il 1968 e il 1969 sono stati gli anni della democratizzazione sia della fabbrica che della società, che fu conquista della lotta di classe. Come proporre un progetto di ricomposizione attorno ai valori di libertà dal bisogno e di solidarietà, considerando l’accoglienza degli immigrati metro di misura della civiltà? Con quali buone pratiche e quale buona politica , articolata sulla base di una moderna visione del mondo? Come possiamo contrastare le diseguaglianze?

Dobbiamo valorizzare nel presente quanto è stato positivamente sperimentato e conquistato in quegli anni. La gravità della situazione, sociale innanzitutto ma anche istituzionale, è nota; ma proprio per questo dobbiamo approfondire l‘analisi e la comprensione dei fenomeni, complessi, non superficiali. Sono perduti irrimediabilmente il senso di appartenenza ad un progetto per il futuro, destrutturato a partire dagli anni ‘80? Lo è il senso del collettivo e l’idea che nessuno può farcela da solo?

Cosa possiamo salvare dei nostri antichi “totem”, degli orizzonti e speranze per il futuro che ispiravamo le nostre lotte: “Il valore del lavoro” – “l’unità fa la forza” – “la politica che può cambiare la società e il mondo- “l’informazione è potere” ecc. Quella che allora consideravamo, nella gestione delle lotte “democrazia diretta”, o meglio partecipativa, era il modo d’essere della “lotta di classe”; era, in molte realtà, pratica dell’obiettivo, coerenza e primato assoluto dell’assemblea; perciò non solo democratica ma anche vissuta da tutti come tale. Oggi la democrazia diretta viene invece contrapposta a quella rappresentativa e alla Costituzione.

Dunque, un confronto di idee, sull’oggi, attuale e con sperimentazione innovativa, senza nostalgie da reduci, anche senza la presunzione di delineare un complessivo progetto, ci pare utile e urgente. Abbiamo semplicemente l’ambizione di dire: “si deve reagire, insieme; la buona politica è l’idea che una altro mondo è possibile”.

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