Storia del mutualismo, del sindacalismo e del cooperativismo

La storia dei movimenti sindacali ha una lunga vicenda storiografica. Nessuno di noi ne rinnega i fondamenti bibliografici e metodologici: la ricostruzione della genealogia e della formazione dei gruppi dirigenti dei movimenti sindacali in Europa, le loro differenze legate a diverse storie sociali e culturali, la formazione delle loro reti di relazione, dagli anni Dieci del Novecento alle recenti nuove associazioni confederali internazionali. La valorizzazione e innanzitutto la raccolta dei materiali che hanno reso possibile questa storia scritta dal punto di vista dei soggetti che si organizzavano per rendere possibile il conflitto e la mediazione restano compiti importanti: da sottrarre all’oblio di chi ritiene questi studi superflui e ormai definitivamente compiuti e alla difficoltà di recuperare tempestivamente documenti da organizzazioni che spesso hanno ancora una vita associativa molto intensa.

Tuttavia almeno negli ultimi vent’anni – anche se lontano dal mainstream – questi studi hanno conosciuto un significativo ampliamento dei propri temi e argomenti. Innanzitutto: storia del sindacalismo è anche storia del progressivo ingresso delle rappresentanze sindacali nei luoghi di lavoro. Studiarne il processo introduce il tempo lungo, almeno a partire dall’abrogazione delle rappresentanze corporative, dal sorgere di associazioni mutualistiche e dall’estensione, più o meno illegale, delle loro competenze al finanziamento della resistenza. Lo studio del passaggio dal conflitto spontaneo mediato spesso da figure istituzionali come i prefetti a figure scelte fra gli scioperanti in base alla loro credibilità a figure selezionate dalle Camere del Lavoro e dai sindacati professionali (o da associazioni analoghe in tutta Europa) ci permette di studiare come il sindacato si conquista il diritto di stare nei luoghi di lavoro e quindi di istituire una relazione diretta fra obbiettivi scelti dai lavoratori e obbiettivi gradualmente selezionali dalle organizzazioni. Fonti molto diverse: delle polizie, dei ministeri di Grazia e Giustizia, lettere private, o a giornali e opuscoli, volantini, scritte murali registrate e strappate, incrociate con quelle statistiche sugli scioperi, sugli spostamenti di popolazione, sui coefficienti di vittoria negli scioperi. Tutte queste fonti permettono di leggere una storia sociale dei sindacati, anche quando questi non si chiamavano così ma con nomi che nelle diverse lingue europee parlavano di “resistenza” e di “miglioramento”.

Lo studio del mutualismo – una delle esperienze più diffuse in ambito mondiale – permette di dare maggior concretezza allo studio delle origini del sindacalismo nei lunghi decenni in cui le “coalizioni” per la resistenza sono state illegali e di affrontare, dall’altro lato, i modi in cui i lavoratori travolti dalla deregolamentazione del mercato del lavoro cercano di integrare le prestazioni del welfare riscoprendo le forme della solidarietà del “welfare dal basso”.

Un altro esempio della ricchezza di temi e problemi che la sezione qui proposta può affrontare: l’emigrazione dei lavoratori e la loro possibile integrazione attraverso la partecipazione ai conflitti di lavoro e alla loro organizzazione. Fin dagli interventi di Samuel Gompers in Europa, fra il proclamato internazionalismo di molte organizzazioni dei lavoratori e le difficili relazioni dei lavoratori in carne ed ossa sul mercato del lavoro troviamo tutta una serie di comportamenti, rapporti, scelte in cui le organizzazioni sindacali nelle loro diverse istanze sono protagoniste essenziali di forme possibili di integrazione civile dei migranti. Questo punto di vista ha il vantaggio di analizzare insieme i lavoratori migranti e i cosiddetti “autoctoni”.

Nel gruppo di lavoro figurano rappresentanti di archivi storici e fondazioni storiche, così come organizzazioni sindacali: tutti organi che hanno come il loro compito fondamentale o come uno dei loro compiti la raccolta, sistemazione, selezione delle fonti. Molti fra gli storici che hanno fatto nascere la storia del lavoro e più in generale la storia contemporanea in Italia sono stati bibliotecari e archivisti, un’indicazione precisa della priorità del rapporto con le fonti nel metodo di questa storiografia: e questa ci sembra una continuità da rivendicare pienamente.

Referente del gruppo di lavoro: Maria Grazia Meriggi (mgmeriggi@fastwebnet.it)