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"L'azienda Olivetti e la cultura. Tra responsabilità e creatività (1919-1992)"

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Segnaliamo l'uscita del nuovo libro di Cristina Accornero, edito da Donzelli.

Le vicende editoriali, nate su iniziativa di Camillo e Adriano Olivetti, non sono state ancora oggetto di uno studio complessivo e sistematico. Il volume di Cristina Accornero raccoglie i primi risultati di una ricerca dedicata alle riviste aziendali dell’impresa eporediese a partire dai primi anni venti fino agli anni novanta del XX secolo. Oltre a testimoniare l’impegno politico e una visione innovativa del fare impresa, la peculiarità di questa vicenda culturale sta nella continuità di un pensiero e di una azione, che ha le radici nella storia della famiglia fondatrice e che prosegue oltre la scomparsa di Adriano. Tra gli obiettivi del volume vi è quello di rimettere in discussione la vulgata secondo la quale il suo pensiero e la sua azione modernizzatrice si siano concluse con la sua morte nel febbraio 1960. La continuità del pensiero di Adriano Olivetti si evince da una ricca produzione culturale che si distingue per le pubblicazioni e le iniziative di alto livello, e che si incrocia con l’attività dell’impresa, nel corso del secondo Novecento. Dopo l’era di Adriano, «gli olivettiani della seconda ora» portano avanti una nuova operazione culturale con la stessa determinazione del fondatore. Tra la fine degli anni sessanta e a metà degli anni novanta, la società Olivetti prosegue la pubblicazione delle riviste aziendali senza soluzione di continuità. In particolare, il volume ricostruisce un’esperienza editoriale inedita riguardante «GO» (1973-1980), periodico dedicato a cultura, economia e tecnica, rivolto anche a lettori esterni all’azienda. «GO» fornisce indicazioni di modernizzazione della società proponendo una politica, che poteva apparire visionaria, di innovazione e di svecchiamento del paese. L’esperienza di «GO» aiuta a comprendere un altro elemento che caratterizza la storia culturale della Olivetti. Alla responsabilità del pensare e dell’agire va accostato il senso di creatività «non organizzata». Rispetto ai «grandi nomi», spesso transitati nella storia aziendale, merita ricordare figure, meno note, che hanno operato nell’ombra.

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