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CFP Nuove direzioni nella Labour Process Theory (scadenza 15 marzo 2023)

|   CFP

La rivista Sociologia del Lavoro raccoglie proposte di articoli per un numero monografico incentrato sulla Labour Process Theory

Riportiamo di seguito una parte della call for papers che può essere letta in forma completa seguendo questo collegamento ipertestuale.


Negli ultimi anni la Labour Process Theory (LPT) ha sperimentato una rinascita. Un numero crescente di ricerche adotta la LPT come principale approccio analitico nello studio dell'occupazione e delle relazioni industriali, della sociologia del lavoro, dei movimenti sindacali e dell'azione collettiva, della geografia economica e del lavoro.
Gli approcci di ricerca ispirati alla LPT sono multiformi e diversi. Essa ha sperimentato alti e bassi di popolarità e applicazione negli studi sul lavoro e ha ispirato molti dibattiti analitici. Molti aspetti dei primi lavori condotti nell’ambito della LPT che si sono impegnati nello sviluppo di un approccio coerente incentrato sulle dinamiche dei processi lavorativi (Braverman 1974; Burawoy 1985; Edwards 1979; Friedman 1977) sono stati messi sotto esame. All'interno degli ampi confini stabiliti da questo approccio teorico, molto è stato discusso, rivisto, modificato o rafforzato.
La comprensione deterministica del cambiamento, come delineata nella tesi del deskilling, è stata sfidata fin dall'inizio attraverso la problematizzazione dell'egemonia e l'analisi dell’agency e delle strategie sui luoghi di lavoro, così come con la concettualizzazione delle politiche e dei regimi di produzione. Il ”connectivity gap” - cioè il rischio di concentrarsi solo sulle dinamiche a livello di fabbrica, perdendo di vista contesti e strutture più ampie - è stato affrontato includendo un’analisi dei mercati del lavoro locali – si vedano al riguardo il concetto di regimi locali di controllo del lavoro (Jonas 1996; Pattenden 2016; Baglioni, 2021) o il potere di mobilità (Smith 2006) - o analizzando i regimi del lavoro alla luce di più ampi sviluppi dell'economia politica (Hauptmeier e Vidal 2014; vedi anche Vidal 2013b e Thompson 2013; 2003) e le dinamiche di ristrutturazione catturate attraverso la lente di
prospettive organizzative e geografiche (Taylor et al. 2015). Anche l'ancoraggio delle analisi dei processi lavorativi in un'ampia prospettiva marxista che vede la
lotta di classe come principale luogo di cambiamento della società è stato messo in discussione e rivisto.
Letture alternative hanno invece avanzato l’ipotesi di una "relativa autonomia" delle dinamiche dei luoghi di lavoro dai contesti più ampi dei rapporti sociali di produzione fino a proporre approcci post-materialisti (si veda la revisione critica fornita da Thompson e Vincent 2010; Hauptmeier e Vidal 2014).
D'altra parte, critiche simpatetiche alla LPT si avventurano a sfidare anche l'idea stessa che il luogo di produzione debba essere l'arena privilegiata dell'analisi, sottolineando i molteplici processi attraverso i quali le imprese valorizzano ed estraggono valore prodotto con il lavoro immateriale svolto in circuiti più ampi di consumo di beni e servizi (Böhm e Land 2012; Willmott 2010).

Nel contesto di un dibattito acceso e di lunga data, la Labour Process Theory si è rivelata una prospettiva sempre più interessante per guardare alle molteplici trasformazioni recenti del lavoro, dell'occupazione e delle relazioni industriali e del controllo manageriale. Basta infatti una preliminare rassegna della letteratura per rivelare che le analisi ispirate alla LPT hanno fruttuosamente indagato nell'ultimo decennio (e ancor più negli ultimi anni) le nuove forme di controllo nell'economia delle piattaforme (Gandini, 2019; Veen et al, 2020), il ruolo della disciplina algoritmica e della tecnologia nel retail, nei servizi e nella manifattura (Cini e Goldmann, 2021; Delfanti, 2021); le molteplici forme di agency dei lavoratori - dal misbehaviour organizzativo (Contu 2008; Taylor e Bain 2016) a processi più convenzionali di formazione della solidarietà e di azione conflittuale (Atzeni 2010; Tassinari e Maccarrone 2020); il processo e gli effetti della riorganizzazione produttiva lungo le reti di produzione globale (Flecker, Haidinger, e Schönauer 2013; Hammer e Plugor 2019; Naz e Bögenhold 2020) e l'applicazione di nuove forme di controllo ed estrazione di valore che mettono in moto la performance emotiva dei lavoratori (Korczynski 2016; Ikeler 2015).
Da un lato, dunque, la LPT dimostra capacità di resilienza e innovazione: anima un vivace dibattito interno e allo stesso tempo rimane un’utile ‘cassetta degli attrezzi’ concettuale per l'analisi delle nuove forme di organizzazione del lavoro e delle loro conseguenze. D'altra parte, mantiene un approccio radicale agli studi sul lavoro, offrendo strumenti per analizzare i modelli di conflitto e di agency senza perdere di vista il ruolo delle strutture e dei contesti di opportunità e vincoli.
Questa special issue fa quindi un bilancio della letteratura sul LPT per valutarne criticamente i risultati e le carenze, e per delineare le prospettive più promettenti per la ricerca futura in questo quadro.
Il filo conduttore dei contributi sarà la discussione della LPT oggi, la sua applicazione, le intuizioni, le prospettive future e le lacune nell'affrontare diverse questioni all'interno degli studi sul lavoro. Il numero speciale formalizzerà così il risultato di un impegno collettivo con la letteratura della LPT e si avrà un duplice scopo. Da un lato, farà il punto sulla letteratura esistente, riassumerà i suoi sviluppi recenti più cruciali e "metterà ordine" in un dibattito crescente e vivace. Ciò fornirà un punto di riferimento per quei ricercatori che sono interessati ad avvicinarsi al campo degli studi sul lavoro da una prospettiva radicale. Allo stesso tempo, il numero speciale si confronterà con la LPT e altri approcci consolidati al fine di accendere un dibattito e un dialogo tra gli studiosi che sono simpatetici nei confronti delle analisi basate sulla LPT e quelli che l'hanno invece trascurata o liquidata troppo rapidamente. Ciò permetterà di mostrare che la LPT può essere fruttuosamente applicata a una varietà di importanti questioni di lavoro. Siamo aperti a contributi sia empirici che teorici.

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2. Scadenze e termini di partecipazione
Gli articoli, in italiano o inglese, devono essere caricati entro il 15 Marzo 2023 sulla piattaforma informatica Open Journal Systems di Franco Angeli, registrandosi come «autori» alla pagina http://ojs.francoangeli.it/_ojs/index.php/sl/index e seguendo le istruzioni per caricare l’articolo completo. L’articolo potrà avere una lunghezza massima di 8.000 parole e dovrà tassativamente rispettare le norme editoriali della rivista: https://www.francoangeli.it/riviste/NR/Sl-norme.pdf. Non si accettano testi che non siano stati editati secondo le norme redazionali o di dimensioni eccedenti quelle indicate in questa call. Gli articoli correttamente formattati e caricati sulla piattaforma informatica della rivista saranno sottoposti al processo di double blind peer review

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