Tra i contributi all'interno del numero, indichiamo in modo particolare quello di Urvashi Chakravatry su Slavery and White Womanhood in Early Modern England. L'articolo sostiene che i testi letterari e visivi della prima età moderna, dalla "Commedia degli errori" di Shakespeare alla "Faerie Queene" di Spenser, rappresentino e rendano ripetutamente la femminilità come una costruzione specificamente e singolarmente bianca; così facendo, stabiliscono la co-costituzione del genere e della razza e la loro coscrizione da parte delle contingenze di classe. Poiché questa formazione della femminilità bianca è a sua volta mobilitata per sostenere le operazioni di violenza e schiavitù, le stesse donne bianche – e la femminilità bianca come categoria politicamente e socialmente disciplinata e disciplinante – emergono non solo come mediatrici ma anche come autrici di questi processi globali e transistorici.

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