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Quattro nuovi articoli on-line per la rivista «Labor History»

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Nel mese di novembre la rivista «Labor History» ci ha regalato quattro articoli davvero interessanti su cui spostare l'attenzione.

Nel mese di novembre la rivista «Labor History» ci ha regalato quattro articoli davvero interessanti su cui spostare l'attenzione. 1) Il primo (Social dynamics and nationhood in employment politics in the Trepça mining complex in Socialist Kosovo (1960s)), a firma di Pieter Troch, ci proietta nelle interconnessioni nazionalistiche e socioeconomiche del Kosovo socialista attraverso l'occupazione - negli anni Sessanta - del complesso minerario di Trepça. Risultato di un progetto di ricerca finanziato dallo European Union's Horizon 2020 research and innovation programme (nell'ambito di una borsa di studio Marie Curie), l'articolo ha soprattutto il merito di descrivere le mutevoli politiche dei quadri di Trepça, orientate ad aumentare il livello delle competenze del lavoro collettivo e ad affrontare la drammatica sottorappresentanza degli albanesi nelle posizioni dirigenziali e specialistiche. 2) Il secondo, scritto da Francesco Petrini ed Elisabetta Bini (Labor politics in the oil industry: new historical perspectives), affronta invece il modo in cui il commercio del petrolio ha cambiato le politiche del lavoro ed i rapporti tra paesi produttori e consumatori nella seconda metà del Novecento: uno studio di lungo periodo che ha già trovato un primo punto di confronto nel convegno tenutosi il 24 ottobre 2014 presso l'Università di Padova. 3) Il terzo contributo (Fordism: a review essay), a firma del dottorando dell'Università di Nottingham Daniel Watson, analizza il modo in cui si possa definire «inseparabilmente intrecciato il rapporto tra fordismo e americanismo». Il pezzo, uscito il 6 agosto 2018, viene definito dall'autore «the first survey of the range of historiographical and sociological approaches deployed to understand Fordism»: un'affermazione forse troppo audace se solo si pensa - tra gli altri - all'ottimo e recente libro di Bruno Settis (Fordismi. Storia politica della produzione di massa, il Mulino, 2016), di certo non da meno per portata d'indagine e profondità d'analisi. 4) Segnaliamo infine l'eccellente pubblicazione di Lou Martin, ‘So nobly struggling for their manhood’: masculinity and violence among steelworkers in the wheeling district (1880–1910), una pungente riflessione sul modo in cui, tra il 1880 e il 1910, le tecnologie ed i sistemi manageriali abbiano inebolito la capacità dei lavoratori siderurgici di controllare la produzione e richiedere alti salari, minacciando la loro virilità. «Gli operai siderurgici nel distretto di Wheeling, nel nord della West Virginia e nell'Ohio orientale», scrive Martin, «rimasero una roccaforte sindacale fino allo sciopero del 1909-1910. I lavoratori del settore siderurgico definivano la virilità in termini di salario familiare, di atteggiamento verso i loro capi, di solidarietà con i compagni di lavoro e di diritti. Di fronte alla perdita della loro unione sindacale, tuttavia, si rivolsero alla violenza, seppur non solo per la frustrazione o per vincere lo sciopero, ma anche per difendere i loro diritti e libertà e rivendicare la loro identità maschile».

Qui il link utile per rintracciare gli scritti: https://www.tandfonline.com/toc/clah20/59/6?nav=tocList. 

 

 

 

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