Il volume mette in discussione la tesi della ‘fine del lavoro’, molto spesso al centro delle analisi della filosofia del lavoro, che rischia di rendere invisibili alcune attività umane, contrapponendole quella della ‘centralità del lavoro’. L’obiettivo è quello di arrivare ad una definizione ampia di lavoro che non si esaurisca al lavoro più visibile, ossia quello salariato, ma che prenda in considerazione anche il lavoro domestico, non remunerato oppure quello del volontariato.

L’intervista è stata anche l’occasione per discutere del libro di Franck Fischbach, Apres la production. Travail, nature et capital (2019) e quindi del rapporto tra produzione natura e lavoro. L’autore riflette sul fatto che, se non si libera il lavoro dal giogo per cui è lavoro produttivo solo se permette al capitale di aumentare, sarà sempre difficile riuscire ad individuare e dare il giusto peso a quelle attività umane per le quali non vi è una diretta produzione di plusvalore, come quelle domestiche. Auspica quindi un allontanamento dalla filosofia della produzione per ritornare, come in Marx, ad una filosofia del lavoro. A questo si lega, secondo l’autore, anche la questione ecologica e le responsabilità che sono state date al lavoro umano nel deterioramento delle risorse naturali del pianeta. Fischbach parte dal concetto per cui la forza umana è essa stessa una forza della natura per dire che il rapporto metabolico tra uomo e natura è perturbato dal modo in cui il capitale rende produttiva l’attività umana, e non dal lavoro in sé.

La Fondazione Gabriel-Péri è nata nel 2004 per iniziativa del Partito Comunista Francese e si occupa, fra le altre cose, di siffondere la riflessione su lotte sociali e politiche, anche legate al mondo del lavoro, e della valorizzare gli archivi del movimento operaio e comunista in Francia. Potete trovare tutte le iniziative di cui la Fondazione è promotrice sul loro sito, oltre che ulteriori video interviste sul loro canale youtube.