Solo negli ultimi otto mesi si sono susseguite ben tre stragi sul lavoro, i cui morti (17!) si sommano al macabro elenco che ben conosciamo (tre vittime al giorno, oltre mille vittime all'anno). Il 30 agosto 2023, verso mezzanotte cinque operai di una società di manutenzione al lavoro sui binari nella stazione di Brandizzo, in provincia di Torino, vengono investiti e uccisi da un treno passeggeri vuoto. Il 16 febbraio 2024, poco prima delle 9 di mattina, una trave di cemento di circa 10 tonnellate cade per 12 metri, distruggendo due solai, in un cantiere edile a Firenze: cinque operai vengono travolti e uccisi, tre rimangono feriti. Pochi giorni fa, il 9 aprile 2024, una violenta esplosione nella centrale idroelettrica di Bargi sul lago di Suviana provoca cinque ustionati gravi e sette vittime accertate.
La SISLav tiene a esprimere la sua vicinanza alle famiglie e ai colleghi delle vittime, e la sua indignazione per una situazione inaccettabile che si ripete con una frequenza regolare, anche in casi di dimensioni meno drammatiche e più isolate. In una Repubblica che si dice fondata sul lavoro, la vita e la sicurezza dei lavoratori dovrebbero essere poste in cima alle preoccupazioni della nostra classe dirigente. Se non sono in grado di garantirle, significa semplicemente che non sono in grado di applicare i principi fondamentali della nostra Costituzione.
Ma la nostra Costituzione, quando impegna la Repubblica a tutelare e promuovere il diritto alla salute, la dignità del lavoro e l'integrità dei lavoratori, non si rivolge solo alle pubbliche istituzioni ma anche a tutte le articolazioni intermedie con cui la nostra vita sociale si struttura e quindi pure alla vita economica e produttiva: cioè, si rivolge anche alle imprese che operano in un sistema di mercato. Nella nostra storia l'obiettivo del profitto e l'ossessione della produttività sono troppo spesso andati a discapito di salute e sicurezza, hanno rappresentato ed evidentemente rappresentano tutt'oggi una patologia organizzativa della cultura d'impresa rispetto a procedure, tecniche, gestione delle condizioni di lavoro, accentuata in questo scorcio di secolo dallo sfarinamento delle relazioni di lavoro e dalla frammentazione sempre più irrazionale delle filiere produttive.
Tutti dovremmo riflettere sulla strada che ha intrapreso il nostro modello sociale, ciecamente impostato su flessibilità e velocità imposte come vincoli insormontabili e con gli esiti tragici che sono sotto i nostri occhi.