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Manhood on the Line

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Durante uno sciopero alla Ford Motor Company nel 1941, Milton Brooks di The Detroit News fotografò un gruppo di scioperanti che assaliva un crumiro: per questo scatto venne istituita l’anno successiva la specifica sezione fotografica del Premio Pulitzer. Questa celebre immagine torna in copertina di Manhood on the Line, l’ultima fatica di Stephen Meyer, vincitrice del premio Book of the Year 2016 dell’International Labor History Association (qui le motivazioni).

Meyer è professore emerito pressa l’Università del Wisconsin a Milwaukee e tra le sue pubblicazioni si ricorda l’importante The Five Dollar Day: Labor Management and Social Control in the Ford Motor Company, 1908–1921 (1981). In questo volume, sulla base di ampie esplorazioni archivistiche, ricostruisce i rapporti tra razza e genere nelle industrie della produzione di massa: il lavoro alla catena ha un effetto disgregante sulle tradizionali idee di mascolinità e virilità, ma se ne formano di nuove, e in particolare una concezione di manhood bianca che si costituisce, per un verso, discriminando i gruppi razziali non bianchi e le donne, per un altro con l’impegno sindacale contro i ritmi massacranti della grande fabbrica.

Stephen Meyer, Manhood on the Line. Working-Class Masculinities in the American Heartland, University of Illinois Press, Urbana, Chicago 2016, 272 pp.

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