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IL BLACK FRIDAY DEGLI ARCHIVISTI

|   SISLav

È notizia di questi giorni che l'assunzione di un numero consistente di archivisti vincitori del concorso 500 Mibact, prevista per la fine dell'anno, è stata "temporaneamente sospesa" senza che si sappia - e soprattutto lo sappiano i diretti interessati - se e quando si potrà procedere con la messa in ruolo dei vincitori. In presenza di un ricorso al TAR, le cui motivazioni e attori non sono chiari, il Ministero non ha dato spiegazioni sulle ragioni del blocco generalizzato delle assunzioni anche per quei 127 archivisti la cui posizione non era interessata dal ricorso.

La Società Italiana di Storia del Lavoro (SISLav) esprime tutta la sua solidarietà ai vincitori del concorso che si vedono negare l’assunzione e si unisce con forza alla loro richiesta di rendere «noti in maniera certa tempi e modalità della [loro] assunzione». La SISLav ritiene inoltre di dover fare alcune sintetiche considerazioni su un evento che è emblematico della politica riguardante i nostri beni culturali.

Come dicono gli stessi 127 archivisti "sospesi" in un loro comunicato, la scelta del Ministero incide negativamente su un comparto, quello del sistema archivistico pubblico, già pesantemente condizionato dai tagli alle risorse finanziarie, dal ridimensionamento operativo delle soprintendenze archivistiche e dalla strutturale carenza di personale. Gli archivi soffrono anche in conseguenza delle difficoltà in cui è costretto chi ci lavora. Come studiose e studiosi di storia non possiamo non constatare quanto in questi ultimi anni siano peggiorate la funzionalità e l'accessibilità degli istituti di conservazione documentale e bibliografica, tanto più se confrontate con le omologhe istituzioni internazionali. Allo stesso modo non possiamo non segnalare che dietro la mancanza di strategia e le politiche di tagli si stia affermando un modello che privilegia quei beni culturali per cui sia possibile un'immediata valorizzazione economica, modello in cui è difficile possano ricadere gli archivi e le biblioteche già esistenti e strutturati, ancor meno i patrimoni documentali che attendono una tutela o la cui conservazione andrebbe organizzata.

Così si rischia in particolare di penalizzare la tutela di quelle fonti della memoria e della storia collettiva conservate non solo nelle istituzioni pubbliche più periferiche e non agganciate al sistema degli archivi di Stato ma a maggior ragione quelle private e disperse nelle varie articolazioni della vita sociale ed economica. Come studiose e studiosi di storia del lavoro siamo particolarmente preoccupati tenendo conto di quanto è già andato perduto – se pensiamo ad esempio al patrimonio industriale e artigianale e ai suoi archivi – nella grande trasformazione del passaggio di millennio.

Ci preoccupa inoltre la persistenza con cui, anche nei servizi pubblici, si manifesta un costante e pervicace utilizzo di personale precario. Non è la prima volta che graduatorie di vincitori di concorso restano in sospeso, sia nelle amministrazioni centrali che in quelle periferiche, condizionando le modalità ordinarie di stabilizzazione o messa in ruolo del personale. Molti servizi a lungo hanno abusato dei contratti a termine per fronteggiare il mancato turn over, a cominciare dalle Università. Quest'ultimo caso ci sembra emblematico per la delicatezza e la fragilità del settore che viene coinvolto.

Il Direttivo della Società Italiana di Storia del Lavoro

Alleghiamo il comunicato di protesta di alcuni archivisti relativo a questa vicenda. Chi volesse sottoscriverlo, può inviare una mail con nome, cognome e qualifica a: blackfridayarchivisti@gmail.com

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