I decenni successivi alla Seconda guerra mondiale furono segnati in Europa da profondi cambiamenti demografici dovuti a spostamenti forzati, processi di decolonizzazione, migrazioni del lavoro e movimenti dalle campagne verso le città. Questi flussi — talvolta incoraggiati dagli stati europei per sostenere la ricostruzione e la modernizzazione — trasformarono il tessuto sociale e spaziale delle città, generando urgenti esigenze abitative e infrastrutturali.
Le autorità nazionali e locali, spesso sostenute da organizzazioni internazionali, elaborarono politiche abitative mirate per popolazioni classificate in base a criteri geopolitici, amministrativi o etnici. L’edilizia sociale, inizialmente destinata alle classi lavoratrici, fu ridefinita includendo soluzioni come insediamenti transitori, ostelli, campi e rifugi per “stranieri”. Queste forme di abitare istituzionalizzarono una gestione differenziata degli abitanti, senza tuttavia tener conto delle loro realtà sociali e culturali.
Plasmati dalla circolazione di paradigmi architettonici e urbanistici — dal modernismo all’urbanistica del welfare — tali modelli contribuirono a generare forme urbane ibride o contese e a rafforzare logiche segregazioniste, spesso ereditate da passati coloniali, anche in paesi privi di un diretto retaggio coloniale.
Parallelamente, risposte dal basso e movimenti attivisti proposero alternative basate sulla solidarietà e misero in discussione le rappresentazioni dominanti delle forme abitative stigmatizzate.
Questo panel esplora le strategie abitative e le forme di alloggio per migranti sviluppate in Europa dopo il 1945, da parte di stati, città, ONG e, dagli anni Novanta in poi, reti urbane impegnate nella gestione della migrazione. Si invitano contributi che analizzino le forme di alloggio dei migranti — rifugi transitori, campi, abitazioni collettive o informali — con attenzione alla circolazione di politiche e modelli, alle disuguaglianze socio-spaziali prodotte e alla loro integrazione nei sistemi di welfare, nei mercati del lavoro e nelle ideologie dello sviluppo.
Assi di analisi:
Continuità e differenze tra edilizia sociale e alloggi specifici per migranti: eredità postcoloniali, principi di pianificazione, forme architettoniche e pratiche quotidiane.
Pluralità di attori e scale: ruolo di stati, città, ONG, organismi internazionali (UNHCR, Banca Mondiale) e iniziative dal basso nella definizione delle categorie abitative.
Politiche urbane e territoriali: inclusione o esclusione degli alloggi per migranti nelle agende urbane; condizioni ambientali e vulnerabilità di tali insediamenti.
Appropriazione e resistenza: come gli abitanti negoziano o trasformano i propri ambienti; il ruolo dell’attivismo e delle scienze sociali nel ridefinire le narrazioni.
Si incoraggiano approcci comparativi e multi-scalari. Il panel intende contribuire ai più ampi dibattiti su migrazione, abitare e trasformazione delle città europee del dopoguerra — temi che mantengono una forte rilevanza politica ancora oggi.
Scadenza per l’invio delle proposte: 22 ottobre 2025.
Le proposte (massimo 450 parole / 2000 caratteri) devono essere inviate tramite il modulo online dal sito ufficiale della conferenza https://www.eauhbarcelona2026.eu/call-for-papers/
Per maggiori informazioni si rimanda alla cfp in originale https://socialhistoryportal.org/sites/default/files/eauh2026._sheltering_the_displaced_housing_the_other_and_the_making_of_the_post_war_city.pdf
Luogo:
Barcellona, Spagna
Modalità: in presenza
Parole chiave:
Europa del dopoguerra, migrazione, politiche urbane, modelli abitativi, eredità postcoloniale, welfare