Sin almeno la fine del XVIII secolo, riformatori sociali, leader sindacali, lavoratori organizzati e movimenti politici hanno promosso il controllo democratico del posto di lavoro, dell’industria e della vita economica come condizione imprescindibile non solo per la giustizia sociale e la sicurezza materiale, ma anche per la democrazia politica in senso più ampio. In tal modo, hanno evidenziato come la mancanza di una voce effettiva sul luogo di lavoro e di controllo sul processo lavorativo limiti profondamente la partecipazione politica e l’uguaglianza politica formale. Molti hanno sostenuto che la democrazia politica non può realizzarsi, o è destinata a regredire, se vengono negate o ridotte le forme di democrazia nel lavoro, nell’industria e nell’economia. In questo contesto, intellettuali, attori politici e sindacali e movimenti sociali hanno proposto un’ampia varietà di teorie e misure pratiche che pongono la partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici come prerequisito per la sostenibilità della democrazia. Alla luce degli attuali attacchi alle istituzioni democratiche, riteniamo che sia il momento di ripensare il ruolo che un ampliamento della partecipazione dei dipendenti nelle decisioni industriali ed economiche può giocare nella difesa del futuro delle nostre democrazie.
Oggi, i timori di erosione democratica nella sfera politica si affiancano a un declino generale della democrazia economica registrato negli ultimi decenni. Per questo, vogliamo esplorare il ruolo che la “democrazia” ha avuto nei pensieri, nelle organizzazioni e nelle esperienze vissute di individui e movimenti del passato e del presente impegnati nel conquistare un maggiore controllo sui luoghi di lavoro, su interi settori industriali e sulle economie nazionali. Invece di concentrarci sull’impatto della democrazia sul posto di lavoro in termini di performance economica, produttività e soddisfazione dei dipendenti – tema centrale di molte ricerche precedenti – vogliamo andare al cuore della questione, ponendoci le seguenti domande: in che misura, come e perché la democrazia sul lavoro rafforza e migliora la democrazia in altri ambiti sociali, dalle famiglie e le organizzazioni civiche alle comunità locali, allo Stato nazionale e fino alla sfera internazionale?
Si cercano contributi da diverse discipline, tra cui storia, filosofia, sociologia, diritto, scienze politiche, economia e altre ancora. Siamo particolarmente interessati a proposte transnazionali e comparative, così come a interventi che analizzino dibattiti e sviluppi nel Sud globale e in contesti extra-occidentali. Accogliamo studi di caso, così come lavori teorici e concettuali. Non imponiamo limiti cronologici: vogliamo stimolare un dibattito interdisciplinare che includa prospettive sia storiche che contemporanee. Per gli studi di caso, chiediamo che i partecipanti riflettano su come il loro contributo si inserisca nei temi generali esplorati dal panel.
Cerchiamo proposte di paper che affrontino, tra gli altri, i seguenti temi:
Il rapporto tra democrazia industriale/economica e democrazia politica.
Come hanno immaginato teorici, attori politici, sindacalisti e lavoratori comuni l’influenza della democrazia economica e industriale sulla democrazia politica? Come possiamo studiare, misurare e interpretare tale impatto? Quali sono le sfide concettuali e metodologiche in questo tipo di ricerca?L’impatto della partecipazione democratica sulle “mentalità democratiche”.
In che misura (e in che modo) teorici e praticanti hanno creduto che l’esperienza soggettiva del prendere parte alle decisioni sul lavoro favorisse lo sviluppo di uno spirito democratico e di un impegno democratico duraturo al di là del semplice voto? La partecipazione attiva ha fornito ai lavoratori competenze utili alla deliberazione e all’azione democratica nella sfera pubblica? I lavoratori coinvolti in processi decisionali democratici sul lavoro erano/sono più propensi ad accettare decisioni maggioritarie? Erano/sono più inclini, nella vita politica quotidiana, a contrastare forme politiche autoritarie, fasciste, coloniali o antidemocratiche?Il rapporto tra democrazia industriale e democrazia economica.
In alcuni contesti o settori si è tracciata una distinzione tra partecipazione democratica sul luogo di lavoro e partecipazione democratica nell’economia nel suo complesso? Come si influenzano questi due livelli? Movimenti politici distinti si sono schierati più frequentemente con l’una o l’altra?Il significato di partecipazione, controllo e rappresentanza nella democrazia economica e industriale.
Come si configurava/configura la partecipazione attiva dei lavoratori nelle decisioni gestionali? Quali misure sono state adottate per facilitare questa partecipazione? Chi si è opposto a queste misure, e perché? Come è stata/è concepita la rappresentanza? Qual è/era la relazione tra partecipazione e rappresentanza?
Organizzatori del panel: Aurélie Andry (Università della Ruhr di Bochum), Thomas J. Adams (University of South Alabama), Philipp Urban (Università della Ruhr di Bochum), Philipp Reick (TU Berlino)
La scadenza per l’invio delle proposte è il 15 luglio 2025.
Gli abstract (massimo 300 parole) devono essere accompagnati da una breve biografia. Le decisioni sui singoli contributi saranno comunicate entro metà settembre. Le proposte di panel saranno inviate entro il 30 settembre 2025. Gli organizzatori della conferenza comunicheranno l’accettazione finale dei panel entro il 20 ottobre 2025.
Inviare proposte di intervento e richieste a: aurelie.andry@eui.eu
La conferenza è organizzata da TIG (Work, Institutions, and Gender) dell’Università di Barcellona, in collaborazione con la Rete Spagnola di Storia del Lavoro.
L’evento si svolgerà in presenza. Le sessioni ibride saranno possibili solo in casi particolari.