Il diffuso senso di crisi economica, politica e quotidiana nelle società occidentali contemporanee ha spinto la sinistra politica a tentativi di riorientamento. Se la sinistra ha tradizionalmente tratto la propria legittimità dalla promessa di progresso, oggi le sue visioni sembrano in gran parte informate e radicate nel passato. Che ne è stato del futuro un tempo radioso del movimento operaio?
Per contestualizzare la trasformazione delle visioni del futuro nella sinistra europea, è utile esaminare i “lunghi anni Settanta”. Dopo la fine delle Trente Glorieuses (Jean Fourastié), le cui conseguenze per il sistema dei partiti sono state sintetizzate nello studio di Andrei S. Markovits e Philip S. Gorski Red, Green, and Beyond, le visioni utopiche del futuro e le prospettive di progresso sociale persero gran parte del loro appeal e le “energie utopiche” (Jürgen Habermas) si esaurirono. Che si interpreti il periodo come l’emergere di un “presente presentista” (Hans-Ulrich Gumbrecht) o come un tempo in cui “il mondo uscì dai cardini” (Aleida Assmann), la sinistra politica fu sempre meno caratterizzata dalla speranza in una futura società radiosa e sempre più dal desiderio di preservare lo status quo. La conferenza intende esplorare le strategie e le pratiche attraverso cui la sinistra europea rispose alla perdita della propria utopia sociale e in che misura, nello stesso periodo, si possano osservare tentativi analoghi di riorientamento.
Partiamo dal presupposto che lo scetticismo verso il futuro non sostituì del tutto l’utopia progressista; piuttosto, i riorientamenti variarono tra domini sociali e contesti. Il nostro focus abbraccia l’intero spettro della sinistra, inclusi i filoni liberal-progressisti, la socialdemocrazia, i sindacati, il comunismo e la sinistra radicale. Oltre ai paesi dell’Europa occidentale, consideriamo anche i processi di riorientamento all’interno del socialismo di Stato. L’arco temporale va dagli anni Settanta agli anni Novanta.
Invitiamo studiose e studiosi interessati alla storia e al presente della sinistra a confrontarsi su questo fenomeno transnazionale significativo ma ancora poco esplorato. Accogliamo studi di caso nazionali, così come contributi comparativi e analitici da prospettive transnazionali ed europee. Tra gli approcci pertinenti rientrano, tra gli altri, la storia intellettuale, la storia dei movimenti sociali e la storia economica, sociale e culturale.
I contributi potranno affrontare (senza limitarsi a) le seguenti aree tematiche:
L’influenza dei nuovi movimenti sociali sulla formazione dei campi politici di sinistra dagli anni Settanta è innegabile. Quali visioni del futuro erano rappresentate in questi movimenti, per esempio nel movimento delle donne? Si formarono utopie sociali complessive e quanto furono diffuse? Come risposero i partiti di sinistra a queste nuove sfide?
Come è cambiata, dagli anni Settanta, la semantica del termine “progressista”?
Negli anni Novanta si osserva una ripresa del nazionalismo. Come reagirono i gruppi di sinistra a questo sviluppo? Si rafforzò un nazionalismo di sinistra? In che misura si possono osservare contro-reazioni antinazionali?
In che modo gli sviluppi degli anni Novanta — il crollo del socialismo di Stato e l’egemonia del neoliberismo — influenzarono le concezioni di progresso della sinistra?
Nel 1979 fu eletto il primo Parlamento europeo e, dopo il crollo degli Stati socialisti, si intensificò il processo di integrazione europea. In che misura furono attuate richieste di un “Europa sociale” e l’integrazione fu generalmente accolta o respinta?
Il progresso tecnologico sotto forma di automazione e informatizzazione — che aveva promesso un futuro senza fatica fisica — perse attrattiva durante i “lunghi anni Settanta”. Prevalse invece lo scetticismo verso la tecnologia, soprattutto a sinistra. In che misura ciò coincise con tendenze nostalgiche e con i discorsi sulla “Heimat”?
L’emergere dei laboratori di storia (Geschichtswerkstätten), nati soprattutto nell’area della sinistra e dedicati alla storia del movimento operaio, alla resistenza al nazionalsocialismo, alla storia ebraica, ecc., fu una reazione all’erosione dell’utopia del progresso o la rafforzò?
La sinistra si è storicamente definita come internazionalista. Le migrazioni del lavoro in Europa e i flussi di rifugiati hanno influenzato le società europee. Quali concezioni del futuro ne scaturirono? Come reagirono, ad esempio, i sindacati alla crescente delocalizzazione dei siti produttivi verso paesi extra-europei?
In che misura la solidarietà con i movimenti di liberazione nei paesi del Sud globale (ad es. Nicaragua, El Salvador, Sudafrica, ecc.) può essere vista come compensazione della perdita di utopie nei paesi europei?
Su questi e altri ambiti tematici, le semantiche precedenti del progresso del movimento operaio sembrano essere state ridefinite. Quali forme e variazioni si possono osservare? Come si è spostato l’equilibrio tra la “vecchia” e la “nuova” sinistra?
Invio degli abstract
Si richiede l’invio di abstract fino a 2.400 caratteri entro il 15 gennaio 2026 a Knud Andresen (andresen@zeitgeschichte-hamburg.de) e Mads Jedzini (mje@hum.ku.dk).
Le/gli autrici/autori saranno informati dei risultati entro metà febbraio 2026.
Cercheremo finanziamenti esterni per coprire spese di viaggio e alloggio.
Per qualsiasi domanda, contattare gli organizzatori via e-mail.
Panoramica
Scadenza per gli abstract: 15 gennaio 2026
Lunghezza abstract: max 2.400 caratteri
Comunicazione esiti: metà febbraio 2026
Date della conferenza: 12–14 maggio 2027
Sede: Università di Copenaghen
Contatti: Knud Andresen (andresen@zeitgeschichte-hamburg.de) & Mads Jedzini (mje@hum.ku.dk)