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“Chi sono i lavoratori?” La Summer School di storia del lavoro a Perugia

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Dal 27 al 30 agosto 2019 si è svolta a Perugia, presso il Dipartimento di Lettere dell’Università degli Studi, la seconda edizione della Summer School in Storia del lavoro intitolata “Chi sono i lavoratori?”. La scuola estiva è stata organizzata e finanziata dall’ateneo perugino e dalla Società italiana di storia del lavoro e ha visto la partecipazione di otto studenti (tra laureati magistrali e dottorandi di ricerca) e quattro docenti (Andrea Caracausi, Pietro Causarano, Federica Morelli e Stefano Musso) provenienti da varie università italiane. La prima parte delle attività in cui si è articolata la Summer School è stata dedicata all’illustrazione delle molteplici caratteristiche professionali e sociali dei lavoratori liberi e non liberi durante l’età moderna, degli operai di fabbrica in età contemporanea e di una particolare categoria degli occupati nei servizi ovvero gli insegnanti. In questa sezione sono state anche descritte alcune tipologie di fonti per la storia del lavoro attinenti alle tematiche affrontate ed è stato spiegato come utilizzarle in eventuali ricerche. Nella seconda parte si è dato spazio ai ragazzi, permettendo loro di esporre progetti specifici di studio riguardanti argomenti di storia del lavoro che stanno o intendono portare avanti e di perfezionarli con l’aiuto dei docenti attraverso un confronto e un dibattito di stampo seminariale.

Dai tre giorni di lezioni, esercitazioni e discussioni sono emerse due constatazioni fondamentali. La prima è che si rivela impossibile racchiudere in modelli interpretativi rigidi le variegate figure che hanno animato negli ultimi cinque secoli il mondo del lavoro in Occidente. Perfino gli schiavi e i lavoratori coatti nelle colonie americane presentavano, pur nella generale condizione di sopraffazione e deprivazione a cui erano sottoposti, situazioni di impiego e margini di libertà di azione differenti a seconda dei contesti sociali ed economici in cui si trovavano a vivere. I confini tra occupazione libera e non libera, tra posizione autonoma e subordinata, tra bassa e alta qualificazione furono per lunghi intervalli temporali, e in una certa misura lo sono perfino attualmente, molto labili ed estremamente mobili. Tale elemento rende difficile spiegare con schemi tradizionali (ad esempio operai di fabbrica versus manovali, garzoni di bottega versus maestri artigiani, servi versus lavoranti a ingaggio, ecc.) i rapporti esistenti tra le professioni svolte all’interno di una popolazione. La seconda constatazione è relativa agli ambiti ancora poco esplorati della disciplina oggetto della scuola estiva e all’interesse che essa suscita nelle nuove generazioni. I progetti e le intenzioni di ricerca presentate dai frequentanti la scuola, infatti, vanno dall’esame dei mestieri gravitanti attorno alla produzione e commercializzazione dello zucchero in età moderna allo studio delle migrazioni interne nella Cina contemporanea, dall’analisi del fenomeno dell’autogestione nella ex Jugoslavia della seconda metà del Novecento a quella delle assistenti sociali nel Nord Est italiano degli ultimi decenni. Gli elaborati degli studenti hanno dimostrato come le occasioni per approfondire la conoscenza storiografica del lavoro siano numerose e feconde di ulteriori sviluppi per una materia che, seppur poco valorizzata nell’ambiente accademico, è di grande importanza per decifrare i cambiamenti socioeconomici a cui stiamo assistendo dalla caduta del muro di Berlino ad oggi.

Paolo Raspadori

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