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Immanuel Wallerstein: The Global Systemic Crisis and the Struggle for a Post-Capitalist World

|   Visioni e Ascolti

In occasione della scomparsa di Immanuel Wallerstein, pubblichiamo una sua intervista sulla crisi del sistema capitalistico.

Immanuel Wallerstein, un maestro 

È mancato sabato 31 agosto, all’età di 88 anni, Immanuel Wallerstein, importante intellettuale del Novecento, fine studioso di storia e sociologia, che non ha mai mancato di dare centralità e rilevanza al fattore “lavoro” nelle sue analisi e di ricordarci che rigore nella ricerca e impegno appassionato non vanno mai disgiunti. 
    Autore di opere fondamentali, che hanno avuto una risonanza ben oltre l’accademia, Wallerstein è noto innanzitutto per la sua trilogia sul sistema dell’economia-mondo: Il sistema mondiale dell'economia moderna, i primi tre volumi tradotti per Il Mulino - il quarto, sul lungo Ottocento, uscito nel 2011 in inglese in attesa di traduzione). In dialogo con il lavoro e le opere di Fernand Braudel, al quale fu poi intitolato il Center for the Study of Economies, Historical Systems, and Civilizations presso la Binghamton University, Wallerstein vedeva il sistema dell’economia-mondo strutturarsi, a partire dall’espansione europea del XVI secolo, nella dicotomia fra zone centrali, caratterizzate dalla concentrazione di reti di produzione di prodotti ad alto valore aggiunto (contraddistinte per la presenza di manodopera libera) e aree periferiche, produttrici di materie prime e serbatoi di forza lavoro non libera: in mezzo esistevano tuttavia aree semi-periferie  specializzate nella produzione di manufatti e caratterizzate anche da forza lavoro servile e coatta. Nei centri, inoltre, si addensano reti produttive ad alta valorizzazione perché in  condizione di semi-monopolio e, viceversa, nelle periferie i processi meno redditizi e a più aperta concorrenza, ovviamente al ribasso, da cui deriva uno  scambio ineguale fra i poli.


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    Un altro argomento di forte impatto per la storia del lavoro (recentemente ripreso – non a caso - anche dalla più recente “global labour history”), è stata la sua analisi sulle catene di merci che ha avviato all’inizio degli anni Ottanta. Avanzato, assieme a Terence Hopkins, anche per lo studio delle economie antecedenti il XIX secolo, l’approccio in questione concepisce la merce come il risultato di una rete di processi produttivi e di lavoro, all’interno della quale è possibile indagare ogni momento grazie a una griglia analitica che include il grado di monopolio, i metodi di controllo dei lavoratori, il costo del lavoro e le più ampie relazioni sociali e famigliari. 
    Le ricerche di Wallerstein, un antropologo passato alla sociologia economica e costantemente teso al superamento delle rigidità disciplinari, ponevano dunque al centro lo studio del capitalismo e della sua evoluzione nel corso della storia cercando di far dialogare passato e presente, avanzando teorie e domande che da ultimo avevano intercettato le tematiche riguardanti la globalizzazione e la crescita della diseguaglianza a livello mondiale. La sua visione rigettava l’idea teleologica di un’evoluzione del capitalismo caratterizzata da trasformazioni progressive, ponendo invece sempre al centro la dicotomia e lo scontro fra sfruttatori e sfruttati. La centralità della comprensione del presente andava di pari passo con la certezza di cambiamenti storici futuri i cui scenari vedevano contrapporsi sistemi ancor più autoritari o altri più partecipativi.
    Il già citato Fernand Braudel Center e la rivista “Review” (purtroppo non più edita, ma che resta un prezioso archivio) è stato il luogo dove si è svolto in confronto con altri intellettuali del suo spessore (si pensi a Giovanni Arrighi, Terence Hopkins o Dale Tomich), nonché la fucina di studiosi (come Beverly Silver e Jason W. Moore). Capace di entrare all’interno del dibattito pubblico in maniera determinata e incalzante, negli ultimi vent’anni si era dedicato alla pubblicazione di una serie di “commentari” quindicinali, tradotti poi in diverse lingue e che hanno avuto una circolazione amplissima a livello globale. Molti di questi, in Italia erano ripresi da testate come il manifesto o Internazionale. A luglio aveva scritto l’ultimo, il numero 500, dal sintomatico titolo “This is the end; this is the beginning” (https://www.iwallerstein.com/this-is-the-end-this-is-the-beginning/), una sorta di passaggio del testimone. 
    La SISLav vuole ricordarlo, almeno nell’immediato, segnalando alcune delle sue opere tradotte in italiano e dei link dove poter scoprire qualcosa in più della persona e del pensiero, nella speranza che non smetta di essere mai una guida per future ricerche, di giovani e meno giovani studiosi. 

Alcune opere in lingua italiana

L’opera maggiore:
Il sistema mondiale dell’economia moderna, Il Mulino
vol. 1: L’agricoltura capitalistica e le origini dell’economia-mondo europea nel 16. Secolo (1978) 
vol. 2: Il mercantilismo e il consolidamento dell’economia-mondo europea, 1600-1750 (1982)
vol. 3: L’era della seconda grande espansione dell’economia-mondo capitalistica, 1730-1840 (1995)

Introduzioni e riepiloghi:
Il capitalismo storico, Einaudi, 1985 poi Capitalismo storico e civiltà capitalistica, Asterios 2000
Alla scoperta del sistema mondo, manifestolibri 2003
Comprendere il mondo: introduzione all’analisi dei sistemi-mondo, Asterios, 2013
    
Altri testi
Dopo il liberalismo, Jaca Book, 1999
(con Terence Hopkins e Giovanni Arrighi) Antisystemic movements, manifestolibri 1992
(con Etienne Balibar) Razza, nazione, classe: le identità ambigue, Edizioni associate, 1991
Utopistica: le scelte storiche del 21. secolo, Asterios 2013
Il declino dell’America, Feltrinelli 2004
La retorica del potere: critica dell’universalismo europeo, Fazi 2007
La scienza sociale: come sbarazzarsene. I limiti dei paradigmi ottocenteschi, il Saggiatore, 1995

 


Link utili: 
www.iwallerstein.com
www.binghamton.edu/fbc/
www.binghamton.edu/fbc/review-journal/
www.sam-network.org/video/limits-to-capitalism
www.youtube.com/watch

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