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"Lavoratori migranti. Storia, esperienze e conflitti dal secondo dopoguerra ai giorni nostri", a cura di Donato Di Sanzo.

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Segnaliamo questa importante uscita, capace di guardare ai fenomeni migratori in un'ottica poliprospettica.

Sta crescendo molto l’attenzione scientifica verso il tema del lavoro in relazione allo sviluppo dei fenomeni migratori. Individuato come nodo centrale e irrinunciabile nella letteratura che nel corso degli anni settanta del Novecento ha avviato le prime ricostruzioni sui cicli migratori post-bellici, il legame tra lavoro e migrazioni ha conosciuto successivamente fortune altalenanti sia nelle ricerche storiche sia nelle scienze sociali. La rinnovata sensibilità verso questo orizzonte di ricerca ha conosciuto una nuova impennata nel corso degli ultimi dieci anni, in relazione alla crisi economica che a partire dal 2008 ha contagiato tutto il mondo, orientando anche in maniera considerevole le priorità del mondo scientifico. La recente pandemia ha reso ancora più fecondo questo approccio, senza il quale sarebbe stato difficile comprendere l’impatto del Covid 19 su interi settori produttivi e del mondo del lavoro. I contributi presentati in questo volume confermano quanto sia importante nell’attuale congiuntura storica interrogarsi e fare ricerca sulle migrazioni a partire dalle loro connessioni con la sfera produttiva, con i mercati del lavoro e più generale con uno sguardo capace di partire dalla dimensione materiale dei fenomeni sociali. Non si parla infatti solo di lavoro, ma di partecipazione politica, radicamento sociale, trasformazioni dei movimenti di popolazione in relazione ai cambiamenti nell’impatto che producono sui territori interessati. La ricerca sulle migrazioni ha bisogno oggi di questo sguardo, capace finalmente di assumere un punto di vista che non guardi alle migrazioni come a movimenti sempre uguali ma in grado di cogliere i molteplici fattori di cambiamento che ne contraddistinguono l’evoluzione nel corso del tempo. Le lettrici e i lettori troveranno una proposta articolata a partire dalle 3 dimensioni su cui si sono confrontati gli studi in occasione del convegno campano del 2019 da cui trae spunto questo libro: il livello europeo, il livello italiano e quello dei contesti locali. Proprio alla recente crisi economica e all’impatto sull’Europa meridionale è dedicato il contributo di Bonifazi, Buonomo, Paparusso, Strozza e Vitiello, che si soffermano su continuità e discontinuità nel periodo più recente mettendo al centro della proposta un aggiornamento del modello mediterraneo di immigrazione. All’Europa degli anni settanta guarda Simone Paoli, che ricostruisce i primi tentativi di coordinamento sulle politiche migratorie intrapresi in ambito comunitario, tra fallimenti e premesse per sviluppi più fortunati. Con il contributo di Eva Mueller-Praefcke ci spostiamo nel variegato mondo dell’associazionismo, in questo caso in Germania federale e in particolare nell’ambito della ricostruzione del ruolo svolto da Acli e Caritas nel sostegno sociale all’immigrazione dei lavoratori italiani. Anche Ton Ricciardi si sofferma sulle associazioni e le organizzazioni, affrontando però la realtà svizzera, in particolare la congiuntura xenofoba del 1970, in occasione della quale di materializzò anche una coalizione favorevole all’immigrazione, che al referendum voluto da Schwarzebach si rivelò vincente. Donato Di Sanzo parte invece da un altro contesto di grande tensione, la fase immediatamente successiva all’omicidio di Jerry Masslo nell’agosto 1989, per ricostruire l’azione svolta dalla Flai Cgil a fianco dei lavoratori in agricoltura e in generale del mondo dell’immigrazione. Alla presenza senegalese e in particolare al lavoro ambulante è dedicato il contributo di Gennaro Avallone e Daouda Niang, che analizzano il radicamento e la percezione di un comparto storicamente determinante nella strutturazione dell’immigrazione in Italia. La sezione dedicata all’Italia e al periodo più recente comprende altri 3 saggi. Si tratta di un contributo di Fabio Perocco incentrato sulla ricostruzione sistematica dei processi di disuguaglianza legati alla popolazione di origine straniera, un capitolo di Martina Pasqualetto e Fabio Perocco sulla lotte dei richiedenti asilo che si sono sviluppate negli ultimi anni nella cornice più generale del protagonismo sociale e politico del mondo dell’immigrazione e di un saggio di Salvatore Palidda che rilegge in forma critica una parte della produzione scientifica dedicata alle migrazioni. L’ultima parte del libro raccoglie alcuni studi di caso. Giovanni Ferrarese analizza il processo di trasformazione del mercato del lavoro in agricoltura risalendo alle origini e alle modalità dell’inserimento degli immigrati. Giuliano Beniamino Fleri analizza le origini di una delle più radicate comunità straniere in Italia, quella tunisina in Sicilia. Stefano Gallo stila un profilo storico dell’immigrazione in Toscana soffermandosi sui dati disponibili a partire dagli anni ottanta. Loredana Panariti mette a confronto la situazione di Monfalcone dove sono impiegati lavoratori del Bangladesh attorno agli appalti e ai subappalti di Fincantieri con cittadini di origine bosniaca presenti in Slovenia e impiegati nella ristorazione. Beatrice Falcucci racconta una storia legata all’immigrazione in Italia dalle ex aree coloniali: il festival d’Eritrea di Bologna, che si è tenuto ogni anno dal 1975 al 1991, anno in cui venne proclamata l’indipendenza eritrea, ribadita con il referendum del 1993. Fabrizio Ciocca analizza la diffusione dell’Islam nella città di Roma, collocandola nell’orizzonte più generale della stratificazione urbana dell’immigrazione. L’ultimo contributo del libro è a firma di Marco Buttino, che ripercorre gli spostamenti di alcuni gruppi di immigrati africani Per molto tempo gli studi sulle migrazioni, soprattutto in Italia, hanno preferito concentrarsi più sulla tematica dello spazio nelle migrazioni rispetto alla variabile del tempo. Comprensibilmente, nella storia degli studi la maturazione di approcci capaci di contemplare anche l’evoluzione nel corso del tempo di un fenomeno complesso come quello migratorio è arrivata in seconda battuta. Oggi tale approccio si presenta però come una necessità irrinunciabile, sia quando si intende approfondire il tema dell’emigrazione verso l’estero sia quello delle migrazioni interne sia l’immigrazione straniera. Contestualizzare nel corso del tempo storico le vicende migratorie rappresenta una priorità indiscutibile, poiché senza tale contestualizzazione il rischio di forzature, semplificazioni e strumentalizzazioni è fortissimo. Basti pensare alle numerose forme di idealizzazione dell’emigrazione italiana in circolazione nel dibattito pubblico o all’appiattimento sul presente di intere stagioni ormai lontane quali gli anni del miracolo economico e della grande migrazione interna. O ancora in modo più evidente l’insostenibile tendenza di ricominciare ogni volta da zero quando si parla di immigrazione: a ogni fatto di cronaca che riguarda la presenza straniera in Italia è sempre difficilissimo affiancare interpretazioni che partano dalla storia ormai stratificata di tale presenza, dall’alternarsi di 3 o addirittura 4 generazioni di immigrazione, dalla presenza ormai strutturale del mondo dell’immigrazione nella società italiana, dalla scuola al lavoro alla cultura allo sport. Il presente volume riesce a rilanciare in modo rigoroso proprio queste prospettive di ricerca cogliendo i frutti migliori di una tradizione scientifica in cui storia e scienze sociali si trovano a cooperare in modo fruttuoso e complementare. La sfida che si trova oggi di fronte il mondo della ricerca è molto impegnativa: occorre saper restituire in maniera efficace la consapevolezza della dimensione strutturale che hanno assunto e assumono in Italia i fenomeni migratori, collocando nello stesso orizzonte interpretativo movimenti migratori diversi tra loro. Pensando all’immigrazione straniera e al modo con cui è stata “scoperta” dalla società italiana, a partire dagli ottanta del Novecento, la centralità del mondo della ricerca salta agli occhi. Il mondo scientifico seppe infatti in quella stagione anticipare con grande tempismo ciò che a breve sarebbe balzato all’attenzione collettiva: la diffusione capillare sul territorio della novità dell’immigrazione straniera. Oggi passata ormai definitivamente la fase della “scoperta”, le risorse provenienti dalla ricerca scientifica possono svolgere un ruolo decisivo nella comprensione e nell’interpretazione dei segnali di consolidamento, stabilizzazione, cambiamento dello sviluppo dell’immigrazione, con l’obiettivo di sostenere e veicolare la consapevolezza della dimensione ormai matura del fenomeno. Si tratta di una sfida impegnativa. I contributi che leggerete sono indubbiamente all’altezza di queste aspettative.

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