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«Revue d'histoire de la protection sociale», 2/2019

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Per gli studiosi della storia del welfare italiano, segnaliamo un importante numero della «Revue d'histoire de la protection sociale»: "Protection sociale en Italie fin XIXe-XXe siècles". 

Per gli studiosi della storia del welfare italiano, segnaliamo un importante numero della «Revue d'histoire de la protection sociale». Uscita alla fine del 2019, la collettanea analizza la Protection sociale en Italie fin XIXe-XXe siècles muovendo da un'esigenza storiografica: quella di presentare in Francia un tema "estero" ancora poco conosciuto, riservato perlopiù ai soli "casi" tedeschi e britannici. «Lo stato sociale italiano». si legge nell'abstract, «è caratterizzato da un certo numero di aspetti che si trovano - a vari livelli - negli altri paesi dell'Europa meridionale: frammentazione e concorrenza istituzionale, debolezza delle risorse statali, predominanza dei trasferimenti in contanti. Quest'ultimo punto può essere collegato alle peculiarità della società transalpina: il ruolo dell'unità familiare, il clientelismo, l'economia informale, così come al sistema politico italiano nel corso del "lungo ventesimo secolo". [...] Lontano dalle trappole dell'essenzialismo, la questione intende ricordare che lo stato sociale italiano è, come le sue controparti europee, una costruzione storica da collocare imprescindibilmente al crocevia di due fenomeni: da un lato, le trasformazioni e gli eventi transnazionali che hanno interessato l'Europa dalla fine del XIX secolo (industrializzazione, urbanizzazione, guerre mondiali, crescita economica postbellica, ecc.); dall'altro, le peculiarità della storia italiana (unità nazionale tardiva e imperfetta, ruolo storico della Chiesa e del Partito comunista, l'esperienza politica e sociale del fascismo). Gli articoli che compongono questo file hanno cercato di toccare tutti i nodi principali di questo processo».

Qui l'indice completo del volume, tra i cui autori figurano anche Ilaria Pavan (Scuola Normale Superiore di Pisa), Gianni Silei (Università di Siena) e Paolo Mattera (Università di Roma Tre). 

 

 


 
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